Msc si compra Il Secolo XIX. Una notizia bomba per l’informazione mainstream, ma in fin de conti non così stupefacente. Un pezzo che s’infila perfetto nel puzzle della svendita della città di tutti ai grandi interessi del fatturato di pochi.
Lo scorso 12 febbraio Aponte, il patron di Msc, il più solido vettore commerciale globale, è stato ricevuto con tutti gli onori del caso a Palazzo San Giorgio. A porte chiuse. Sul tavolo le prime bozze, ancora segrete per i genovesi, del piano regolatore portuale.
Il 7 marzo il sindaco-commissario perpetuo Marco Bucci ha svelato alla città la sua “visione” per Genova 2030. Una bella lista nozze a spese nostre, che riprende in parte il vecchio piano regolatore, mettendo nero su bianco le malcelate intenzioni dei nostri battitori d’asta che ci rappresentano: ancora più spazio alle crociere, traghetti che si spostano al posto del terminal Sech, e terminal Sech che si sposta in un nuovo riempimento nel porto di Pra’.
Ora dire crociere a Genova è come dire Msc, dire traghetti è come dire Msc (Aponte ha rilevato il 49% di Moby, che ha il 100% di Tirrenia), spostare il Terminal Sech da li darà più spazi a calata Bettolo, che è Msc. Calata Bettolo che sarà ancora più potenziata grazie alla nuova diga. Checchè ne dicano, infatti, oggi le meganavi portacontainer arrivano già a Genova ma possono attraccare solamente a Pra’, gestito dalla Psa.
E poi la notizia dell’acquisto, oramai praticamente in via di definizione, del più grande giornale della città. Un giornale che è sempre stato in mano a industriali, sia chiaro, che hanno succhiato il succhiabile dalla città, e che continuerà quindi nella sua narrazione sviluppista e estrattivista. Con rinnovata energia. E poi sono arrivo anni di elezioni strategiche (2025 regionali, 2027 comunali), ed è meglio mettere al sicuro la comunicazione e l’informazione una volta per tutte.
Il più classico, quindi, degli scambi, con regali, premialità, supporto e solidarietà nel profitto. La torta è grande, e questi si mangiano anche le briciole.