Nell’indifferenza generale, il Consiglio comunale genovese, alla quasi unanimità, ha votato per chiedere una missione di carattere militare, come paventato dai governi europei in queste settimane, per mettere in sicurezza i traffici marittimi che attraversano il Mar Rosso.
Un piccolo passo per l’inumanità – ancorché inudibile – una grande vergogna per la città di Genova.
Sì perché con questo voto tutto l’arco politico cittadino che ci dovrebbe rappresentare ha totalmente dimenticato con imperdonabile leggerezza le radici di questo conflitto. Radici che peraltro affondano anche nel porto di Genova: sono anni oramai che dal nostro porto passano le armi che finiscono Yemen. La lotta dei portuali del Calp ce lo ha svelato. Quelle stesse armi che hanno reso lo Yemen uno dei paesi più poveri e disgraziati del mondo. E sono le stesse armi che per anni hanno provato a sterminare gli Houthi che oggi, considerati una manica di terroristi dalla narrazione globale occidentale, hanno alzato la testa per difendere il popolo palestinese. La loro è sicuramente una scelta strategica più che umanitaria, una posa geopolitica, ma il dato di fatto è che con armi da poche decine di migliaia di dollari e ad oggi senza spargimenti di sangue stanno causando miliardi di danni al circuito neoliberista mondiale.
Il porto di Genova è uno dei più colpiti da questa crisi e la nostra classe dirigente attuale, probabilmente una delle peggiori della storia della città, con voce quasi unanime chiede guerra. Alla faccia dei valori della nostra Costituzione e dei significati racchiusi in quella medaglia d’oro appesa al gonfalone, che di tanto in tanto viene tirata in ballo per bisticci da quattro soldi. Si sciacquassero la bocca…
Chiede guerra invece di aprire un dibattito sul destino della nostra città, oggi in ballo a interessi privati che per lei riservano la “visione” di un grande un grande piazzale riservato alle merci di passaggio, secondo il distorto solito progetto di rincorsa al profitto a vantaggio dei pochi e fregandosene dei molti. I nostri chiedono al governo più prono alle volontà dell’imperialismo a stelle e striscie della nostra storia repubblicana, di intavolare una ridicola missione già in partenza con pochissime possibilità di servire a qualcosa se non, ancora una volta, a schierarsi dalla parte sbagliata.
Tutti insieme, senza distinzioni di destra e di sinistra, di cultura e di storia (a parte il voto contrario del solingo Mattia Crucioli, Uniti per la Costituzione, l’imperscrutabile astensione di Francesca Ghio, Lista RossoVerdi, e l’aula abbandonata da Fabio Ceraudo del M5s) hanno scritto una pagina stupida e dannosa, per quanto piccina, della storia di Genova: in queste settimane di costante massacro genocidico dei civili di Gaza, il nostro Consiglio comunale non ha espresso nessuna volontà di pace e solidarietà tra popoli, non ha mai condannato apertamente il massacro dei civili palestinesi.
E poi la considerazione più inquietante: oramai la guerra e lo scontro antisolidaristico tra popoli sono diventate questioni normali, pratiche dialettiche disimpegnate e alla portata del più inutile consigliere comunale, che passano senza smuovere coscienze, interrogativi, emozioni. Questo è forse un segno che quello che ci aspetta è ancora più grave di quello che crediamo.
Secondo le teorie della fisica quantistica, esiste un confine teorico che, superato, rende impossibile sfuggire all’attrazione gravitazionale del buco nero. Si chiama “orizzonte degli eventi” e la sua intangibilità lo rende sfuggevole: questo limite la Storia ha dimostrato esistere anche per gli eventi umani e c’è da interrogarsi urgentemente se ci sia passato tra le dita senza che neanche ce ne accorgessimo.